ASSE III Lo sviluppo di un modello di azienda agricola sostenibile
Il tema della gestione sostenibile delle colture e degli allevamenti zootecnici bovini e ovini (2° comma punto i) dell’art. 72 della L. 221/2015) rappresenta il più importante elemento di continuità dell'Azione strategica dell’Unione Montana che è entrata nel ristretto panorama delle tre aree pilota nazionali per la sperimentazione delle Green Communities proprio in virtù della reputazione maturata all’insegna della “Montagna del Latte” nell’ambito della Strategia Nazionale per le Aree Interne di cui pure questo territorio è stato la prima delle area pilota dell’Emilia Romagna.
L’intervento previsto dal Programma Operativo si pone in stretta continuità con la promozione della filiera zootecnica del Parmigiano Reggiano di montagna realizzata attraverso il progetto di filiera realizzato dalla SNAI e con i suoi ulteriori possibili sviluppi cui si sta ponendo mano nella prospettiva della programmazione europea che per le politiche di sviluppo rurale assumerà l’orizzonte 2023-2027. L’intervento si propone, inoltre, di rivolgere ulteriormente la propria attenzione alla gestione della zootecnia ovina, prevalente nelle porzioni più elevate del territorio di progetto.
La ricerca di un “modello di azienda agricola sostenibile” che la green community sollecita trae concreto alimento da una sperimentazione attualmente in avanzato livello di attuazione che il Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale ha avviato sul territorio di progetto nell’ambito di un progetto LIFE - AgriCO2lture
La sperimentazione è orientata a ricercare migliori condizioni di sostenibilità economica della conduzione tanto delle foraggere avvicendate (mediai), quanto dei prati permanenti e dei pascoli che caratterizzano i diversi orizzonti altitudinali e rispondono alle diverse condizioni ambientali del territorio di progetto.
Il progetto ha sperimentato un contratto territoriale – cosiddetto “Patto per il Suolo” elaborato da due Consorzi di Bonifica di vaste dimensioni, Emilia Centrale e Burana, un ente per la conservazione ambientale come il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano, un centro di ricerca d’eccellenza in ambito zootecnico come CRPA e 15 aziende agricole dimostrative – per l’applicazione di buone pratiche di gestione del suolo.
L’azione sperimentale si esercita principalmente attraverso l’adozione di pratiche agronomiche capaci al contempo di garantire migliori condizioni ambientali, tanto in termini di sequestro del carbonio che di mantenimento della biodiversità della vegetazione, ma anche di più favorevoli condizioni economiche determinate innanzitutto sul versante della riduzione dei costi, consentite dall'adozione di pratiche più conservative, che, in una logica di agricoltura di precisione non si riflettano negativamente sui volumi della produzione.
A questa strategia di riferimento l’intervento green community potrà assicurare più ampie condizioni di diffusione nelle diverse realtà, economiche ed ambientali, della zootecnia montana. Dare continuità al “Patto per il Suolo” all’interno della Green Community significa innanzitutto ampliare la platea di “agricoltori custodi del suolo” che intendono vedere riconosciuto e legittimato entro una cornice istituzionale il proprio ruolo nella produzione di servizi agro-climatici-ambientali. In questo senso, si intende istituire un percorso di accreditamento che permetta alle aziende che intendano applicare le buone pratiche di LIFE agriCOlture di accedere a una serie di benefici garantiti dagli Enti sottoscriventi il “Patto” quali l’accesso a servizi di assistenza tecnica ma anche a risorse economiche volte a sostenere l’attività più strettamente finalizzata al miglioramento fondiario (drenaggi, strade poderali, sistemazioni idraulico agrarie).
Le risorse che il Programma Operativo per la Green Community della Montagna del Latte mette a disposizione saranno gestite per promuovere ulteriori accordi con le aziende agricole che si intende proporre nell'occasione anche entro più articolati approcci di natura collettiva che si potranno sviluppare a partire dai riferimenti organizzativi e istituzionali rappresentati dei caseifici cooperativi della filiera del Parmigiano Reggiano di Montagna, nucleo costitutivo di quel tessuto di relazioni mutualistiche della tradizione culturale dell’Appennino Reggiano su cui poggia il fondamento della moderna reinterpretazione dei legami comunitari che la prospettiva delle green community vuole affermare.
L’azione collettiva tende peraltro a favorire una più ampia diffusione degli approcci sperimentali coinvolgendo una più ampia platea di operatori interessati da consolidate reti di relazioni professionali e da una costante frequentazione che favorisce la contaminazione e disseminazione delle esperienze maturate sul campo.
L’azione si realizza attraverso opere di miglioramento fondiario realizzate dal Consorzio di Bonifica sul territorio e con il diretto coinvolgimento delle stesse aziende agricole, individuate come realizzatori dirette delle opere programmate dal Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale in base dell’art.15 del D.Lgs. 18 maggio 2001 n.228.
Tali opere perseguono un assai più ampio programma di transizione delle superfici coltivate orientata ai principi di carbon farming, di gestione conservativa del suolo agricolo e di promozione della biodiversità individuati da LIFE agriCOlture.
L’aspirazione dichiarata è quella di poter realizzare, attraverso l’azione messa in campo su questo fronte dal Programma Operativo per la Green Community della Montagna del Latte, una credibile riproposizione naturalmente rinnovata nelle forme e aggiornata nei contenuti - della storica esperienza rappresentata dalla esperienza delle cattedre ambulanti di agricoltura, importante fattore di innovazione tecnica e ancor più di progresso sociale delle campagne italiane nel passaggio tra XIX e XX secolo.
Un momento, peraltro, di profondo rinnovamento dell’assetto colturale – ma soprattutto organizzativo e istituzionale – delle campagne emiliane con la nascita proprio di quelle latterie sociali che hanno rappresentato l’essenziale infrastruttura di quella efficace transizione che ha consentito la conservazione di una forte impronta agricola nella struttura economica e sociale della Montagna del Parmigiano Reggiano, ancora oggi perfettamente riconoscibile come fattore di permanenza della attività agricola come fattore di coesione e stabilità sociale di questi territori.