
Mi chiamo Luca Filippi e sono architetto.
Dopo alcuni di attività professionale ho iniziato un percorso di ricerca sui temi dell’urbanistica e del progetto di paesaggio che mi ha portato a frequentare il Master Europeo di Urbanistica trascorrendo semestri di studio in contesti accademici internazionali come KU Leuven e Parsons the New School a New York ma producendo infine una tesi che mi ha riportato a lavorare nell’Appennino emiliano e, in particolare, nella Val Tassobbio. Questo lavoro, dal titolo Agroforestry Urbanism to recycle rural Italy, è stato presentato in diverse occasioni, tra cui la mostra/conferenza Re-Imagining Rurality (Westminster University), ed è stato il punto di partenza per la costruzione di un progetto europeo che attualmente coordino. Ho infine conseguito il dottorato di ricerca di Urbanistica presso l’Università IUAV di Venezia discutendo una tesi dal titolo “Il paesaggio agrario italiano. Tecnologia e racconto”.
La mia formazione è stata segnata da alcuni incontri: la prof.ssa Paola Viganò, che mi ha seguito nella tesi di dottorato e con la quale ho collaborato all’interno del suo Laboratorio di Urbanistica presso lo IUAV di Venezia, gli architetti Guido Canali e Paolo Simonetti con i quali ho avuto l’opportunità di lavorare su progetti che hanno formato profondamente il mio modo di vedere l’architettura.
Da settembre 2019 lavoro per il Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale in qualità di architetto paesaggista e Project Manager del progetto LIFE agriCOlture (LIFE18 CCM/IT/001093).
Quali sono i motivi per cui hai deciso di lavorare nell’ambito dell’ambiente/sostenibilità ambientale?
Come architetto e paesaggista mi interessa la possibilità di ricercare nella costruzione della qualità e complessità materiale ed ecologica dello spazio una risposta all’attuale crisi ambientale e sociale delle nostre città e territori. Una crisi che in Italia si presenta con una gravità particolare rispetto ad altri contesti europei.
Quale ruolo ricopri nella green community “La montagna del latte”?
Sono RUP della scheda 2 e della scheda 4
Nell’ambito della green community “La montagna del latte”, perché ritieni che siano importante le azioni contenute nella tua scheda?
La scheda 2, legata alla filiera forestale, si inserisce in un percorso, già iniziato da anni dal Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano, per costruire in questo territorio una cultura contemporanea della gestione del bosco. Una cultura che valorizzi una dimensione patrimoniale più complessa del bosco, in cui la sua consistenza ecologica è centrale. Mi pare molto interessante che il Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale abbia un ruolo in questa azione in grado di mediare tra esigenze produttive e gestionali dei proprietari e la necessaria transizione ad un uso meno estrattivo della risorsa forestale.
La scheda 4 continua invece l’attività già iniziata con il progetto LIFE agriCOlture (www.lifeagricolture.eu) per incentivare pratiche di buona gestione del suolo agricolo nella filiera zootecnica del territorio. Rispetto a questa azione mi interessa, in particolare, il tentativo di provare a pensare una dimensione sociale della costruzione del suolo agricolo. Anche qui il ruolo della Bonifica è assolutamente strategico.
Quali cambiamenti ti aspetti di vedere in futuro grazie al lavoro svolto nell’ambito delle green community?
Sono passi avanti nella strada della transizione.