
Sono Donatella Bezzi, ho frequentato a Milano dove sono nata, l’Istituto Magistrale e dopo essermi diplomata, ho scelto nonostante altre opportunità e proposte di svolgere le prime attività lavorative come educatrice nei centri diurni e case famiglia per bambini e adolescenti in difficoltà. Ho capito da subito quanto lavorare per l’altro fosse intrinseco al mio modo di essere e ho scoperto anche quanto mi stimolasse conoscere meglio e approfonditamente il mondo dell’infanzia. Da qui le prime esperienze nei Nidi e dopo il superamento del concorso, nella scuola dell’Infanzia. Ad oggi posso affermare che quello fu davvero l’inizio della mia “destinazione”.
Amo l’arte tutta, amo leggere tanto, sono interessata al mondo, agli eventi, alle storie, alle persone e mi piace tutto ciò che è bello.
Le cifre del mio percorso si possono definire in:
- interesse e attenzione costante per i bambini visti nelle loro minuziose e profonde peculiarità
- rispetto totale nel rapporto con i bambini e con i loro vissuti per approdare ad una relazione attiva, spontanea libera condivisa e persino complice
- sfida educativa quotidiana per promuovere livelli sempre più alti di comprensione e di crescita
- bisogno di ricerca e di formazione permanente.
Da qui la decisione di iscrivermi nel 2005 al corso di specializzazione per alunni diversamente abili presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, per aggiungere competenze utili in tutte le situazioni di maggiore difficoltà e delicatezza. Ho sempre avuto sensibilità rispetto le tematiche ambientali, la natura mi ha sempre affascinata tanto da trasferirmi da Milano all’Appennino. Vivere qui mi ha aperto nuovi orizzonti e l’incontro con Fulvia e Maria, le colleghe storiche, mi ha fatto chiarire in modo ben definito che per me l’ambiente non sarebbe stato il tema di un progetto, ma la costante del mio progetto educativo. Dal lontano 2009-2010 ho cercato di cogliere le opportunità che un territorio favorevole come il nostro offriva e che il Parco Nazionale dell’Appennino-Tosco-Emiliano promuoveva. I laboratori diffusi hanno rappresentato una continuazione e ulteriore possibilità. Con le premesse di cui sopra faccio fatica a parlare di progetto sull’ambiente, mi sembra riduttivo, vorrei definirlo progetto di vita, progetto esistenziale, progetto di cambiamento. Un nuovo stile di abitare il mondo che si costruisce con nuove consapevolezze e piccoli gesti del quotidiano che come insegnante posso promuovere, stimolare, praticare. Questa visione fa si che nella pratica tutte le tematiche si intreccino perché rispettare “l’ambiente” significa rispettare la terra, la natura, il bosco, l’acqua le persone… prendersi cura significa “mi interessa la terra, la natura, il bosco, l’acqua, le persone…“ Significa diventare cittadini responsabili promotori di nuovi atteggiamenti, interpreti di nuovi linguaggi che vorrei definire “LINGUAGGI GENTILI” come basi per il cambiamento. Per cambiare occorre conoscere: da qui una metodologia di ricerca costante e di esplorazione a tutto campo dove ognuno è libero di mettere a fuoco il suo particolare interesse e di esprimere le proprie sensibilità. Dall’ascolto, dal confronto, dalla condivisione si arricchisce il vissuto, si consolidano nuovi saperi e si individuano le azioni utili al cambiamento che necessariamente deve coinvolgere le famiglie, ma anche la rete sociale e le agenzie del territorio. Vedere i bambini che esplorano, raccolgono, confrontano, formulano ipotesi, traggono conclusioni, che imparano ad attendere, a pazientare (perché i ritmi della natura non conoscono il tutto e subito), che si prendono cura di un arbusto come di un insetto, che provano infinito stupore di fronte ai fenomeni e alla bellezza della natura, che rispettano al punto, di modulare le loro voci, che trovano strategie di sostegno reciproco, che negoziano più che configgere, che manifestano senso di appartenenza al gruppo e al luogo, mi fa pensare di essere sulla strada giusta. La carica di motivazione espressa dai bambini, la gioia e l’entusiasmo con cui hanno affrontato ogni momento, il mutare di atteggiamenti e la crescita di una coscienza ecologica, sono la testimonianza di un percorso significativo che fa presupporre avere una sua continuazione. Di certo il periodo appena trascorso, con le sue limitazioni, non ha favorito viaggi e scambi, ma non ha certamente condizionato il senso e l’agito delle tappe ipotizzate.
I viaggi sono stati brevi, spesso a piedi, il bosco è diventato il boschetto limitrofo e l’orto il laboratorio privilegiato. Il mio outdoor prevede il dentro che esce… il fuori che entra e il limite si annulla.