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Home » Notizie » Oggi conosciamo…. MONICA GIOVANELLI Preside dell’IIS Nelson Mandela

Oggi conosciamo…. MONICA GIOVANELLI Preside dell’IIS Nelson Mandela

6 Dicembre 2021

Mi chiamo Monica Giovanelli, e da 10 anni sono Dirigente scolastica nell’Istituto Mandela.

Ho frequentato il liceo scientifico e ottenuto poi la laurea in scienze motorie. In seguito presso l’ateneo di Bologna ho frequentato il corso biennale di specializzazione polivalente per lavorare con ragazzi diversamente abili. Ho una bella famiglia, un marito e tre figlie. Oltre ad essere appassionata di attività all’aria aperta, sia per fare sport che per godere del paesaggio, amo particolarmente viaggiare e conoscere persone, culture, storie e luoghi. Ho poi una predilezione per l’India di cui ho conosciuto in alcuni viaggi l’atmosfera così particolare e coinvolgente da esserne continuamente attratta. Anche questo lavora mi appassiona e ogni giorno mi succede di sentirmi orgogliosa della comunità educante di cui sono parte.

Quali sono i motivi per cui hai deciso di lavorare nell’ambito dell’istruzione?

Non saprei in quale preciso momento ho pensato di lavorare nel settore dell’Istruzione; provengo da una famiglia di insegnanti e a fianco della mia mamma ho collaborato fin da adolescente per le attività sportive che lei seguiva. Pur con modi e tempi differenti non ho mai lasciato l’attività in palestra che ancora oggi, anche con pochissimo tempo da potervi dedicare, mi appassiona e mi permette di incontrare generazioni di giovani e di coglierne evoluzioni e cambiamenti. La mia prima supplenza nella scuola statale risale al settembre del 1985. Da allora ho sempre lavorato in Istituzioni scolastiche private, parificate e pubbliche. Oggi che incontro ancora i ragazzi, anche se in veste diversa, è rimasta inalterata la passione e il desiderio di stare al loro fianco guardando al futuro. Ogni giorno cerco di imparare e di creare dinamiche costruttive e situazioni proficue, investo gran parte del tempo e delle mie energie nella ricerca di opportunità educative e formative adeguate a questi giorni. Trovo poi che il settore dell’istruzione sia una porta aperta sul mondo e che non lo si possa immaginare senza innumerevoli connessioni con questa complessa società. La scuola quotidianamente si interfaccia con gli Enti, le Istituzioni, le famiglie, le aziende nei loro diversi settori, e tanto altro. Questa complessità è stimolo continuo e fa si che chiunque operi nell’Istruzione debba trovare un equilibrio dinamico sempre attento a mantenere fermo l’obiettivo, ma a mutare le modalità per raggiungerlo.

Quando e come ti sei avvicinata alle progettazioni SNAI Laboratorio Appennino?

Il momento generativo di interesse per la Snai lo colloco nell’ incontro con l’allora Ministro alla Coesione territoriale Barca. La sua visione da un altro punto di vista rispetto ad anni di assistenzialismo ed alla considerazione dei nostri territori come luoghi “sfortunati” ha innescato, a mio avviso, una nuova consapevolezza e ha messo sotto la lente di ingrandimento anche le tante opportunità e specificità di questi luoghi. Da allora, per quanto di mia competenza, ho cercato di essere parte attiva nella progettazione e nella realizzazione della Strategia. La collaborazione poi con la preziosa collega Paola Bacci, con lo staff tecnico e con le Istituzioni ha contribuito a mantenere vivo l’interesse e alla definizione di percorsi di miglioramento condivisi.

Quali cambiamenti ti aspetti di vedere in futuro grazie al lavoro svolto sulle progettazioni SNAI?

In esito a questi anni di lavoro e a quelli che seguiranno mi aspetterei la diffusa partecipazione delle persone, giovani e meno giovani, al disegno di un piano di sviluppo territoriale, un impegno e una coesione sociale possibile e auspicabile e una maggior attenzione al Bene Comune. Mi rendo conto che queste parole possano apparire poco concrete ma ogni azione, ogni percorso o processo necessita di pensiero, desiderio e motivazione. Ritengo poi che in questo preciso periodo storico anche lo Stato e le Istituzioni abbiano maggior attenzione per le aree appenniniche. Tuttavia auspico una maggior flessibilità delle normative per la Montagna che renderebbe possibile la tenuta di molte comunità d’Appennino che oggi paiono in difficoltà.

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