
Sono Vincenzo Volpi, nato a Sassuolo, ho 59 anni. Sono sposato e ho 2 figli. Ho sempre vissuto a Cavola di Toano nella borgata di L’Oca.
Mi sono laureato in Scienze Agrarie all’Alma Mater di Bologna e dopo il servizio militare, per qualche tempo, ho lavorato nel settore agricolo. Nel 1989 sono entrato nel mondo della scuola come insegnante della secondaria di primo grado alla Ugo Foscolo di Toano e tutt’ora porto avanti questa professione. Ho sempre mantenuto un forte legame con il Nostro territorio e fino a qualche anno fa, oltre che insegnare Matematica e Scienze ai ragazzi, davo una mano nella piccola azienda agricola di mio padre. Penso di essere una persona fortunata per molti motivi, uno dei quali è poter vivere in contatto costante con le mie genti in un luogo incantevole, sempre a contatto con una natura rigenerante.
Sono stato assessore nel comune di Toano dal 1995 al 2009, nelle giunte dei sindaci Luigi Fioroni e Michele Lombardi, oltre che in Comunità Montana con delega all’agricoltura quando era presidente Paolo Bargiacchi. Tra il 2009 e il 2014 ritenevo di aver terminato la mia esperienza amministrativa, così mi sono concentrato sull’insegnamento. Nel 2014 sono stato eletto sindaco del Comune di Toano e rieletto nel 2019. Negli stessi anni ho ricoperto il ruolo di assessore nell’Unione dei Comuni con delega prima all’agricoltura e ora alla scuola.
Perché hai deciso di candidarti a sindaco?
Nel 2014 a Toano non avevamo una situazione semplice: si era appena svolto il referendum per la fusione dei comuni di Toano e Villa Minozzo con l’esito che tutti conosciamo e si trattava di “ricucire” uno strappo che si era venuto a creare. Un gruppo di persone mi propose di candidarmi, e anche se ero fuori dai meccanismi amministrativi da cinque anni ho accettato con entusiasmo la sfida. Nel 2019 ho iniziato il secondo mandato con una squadra rinnovata, con nuovi obiettivi ma anche per portare avanti il lavoro iniziato. Sono molto onorato di poter fare il sindaco del mio paese, un’esperienza bella e stimolante anche se molto impegnativa e faticosa. Ritengo che per amministrare un Comune siano molto importanti il lavoro di squadra, la condivisione delle decisioni e il coinvolgimento delle persone.
Hai partecipato alla stesura della strategia attuale? In che modo?
Quali benefici credi possa portare la strategia aree interne nel territorio dell’Unione?
Quando si è iniziato a parlare di candidare il nostro territorio per il progetto aree interne abbiamo pensato che era un’opportunità che non potevamo lasciarci scappare.
L’ottimo rapporto, anche personale, che abbiamo costruito tra Sindaci di questo territorio ha portato a condividere gli stessi obiettivi della strategia e il desiderio di fare le scelte giuste e convenienti per i nostri paesi ci ha guidato in questa scelta. L’Appennino reggiano ha indubbiamente un’identità ben definita che deriva anche dal lavoro svolto negli anni dalla Comunità Montana, e anche se ora non esiste più ha lasciato il suo seminato, quindi per noi era naturale lavorare insieme. Il fatto che i nostri Comuni riescano ad avere obiettivi condivisi è senz’altro un valore aggiunto che permette di avere a disposizione maggiori risorse e di poter affrontare meglio molte questioni, in un’ottica di squadra, collaborando al sostegno collettivo.
Il momento storico è complicato, i problemi da affrontare sono molti e di non facile soluzione. Manca il lavoro per i giovani, ogni giorno si aggrava la situazione delle strade, la scuola sta subendo uno sconvolgimento mai visto prima. Questi sono solo alcuni degli svantaggi che viviamo quotidianamente, che vanno però affrontati anche con scelte coraggiose. Sono certo che la strategia delle aree interne, che rappresenta una politica nazionale innovativa di sviluppo e coesione territoriale per contrastare la marginalizzazione ed i fenomeni di declino demografico sia un progetto ambizioso di politica che parte dal basso, per affrontare le sfide demografiche e dare risposta ai bisogni di territori. I nostri territori sono fragili, distanti dai centri principali di offerta dei servizi essenziali e troppo spesso abbandonati a loro stessi, ma sono amati e una delle esigenze primarie è quella di potervi ancora risiedere, oppure tornare. Sono certo che la Strategia Nazionale per le Aree Interne sia una delle strade per il nostro cammino verso il futuro.
Ritengo che il nostro sia un territorio di qualità e che sia fondamentale da un lato riuscire ad agganciarci alle opportunità di sviluppo che ci vengono offerte dalla nostra Regione e dall’altro mantenere e potenziare le nostre specificità.