
Nato a Carpineti, paese che è sempre stato al centro delle mie attività anche quando per motivi di lavoro mi spostavo un po’ in tutta Italia, dal 2014 ricopro l’incarico di primo cittadino. Nella giunta comunale ho mantenuto oltre l’assessorato agli Affari Generali, l’assessorato all’Ambiente, all’Edilizia e all’Urbanistica. Nell’Unione dei Comuni, dove sono stato vicepresidente dal 2014 al 2020, ho la delega all’Ambiente, alla Pianificazione e alla Tutela del Paesaggio.
Perchè hai deciso di candidarti a sindaco?
Nella vita ho sempre coltivato interessi poliedrici, tanto che anche professionalmente ho avuto esperienze pluridisciplinari. Ho iniziato la mia carriera presso il Consorzio Agrario, per poi progressivamente spostarmi verso servizi di logistica, fino ad assumere un ruolo dirigenziale presso una multinazionale italiana. In seno a Confindustria Roma sono stato anche membro di un importante Gruppo di Lavoro e Ricerca. Mai però avrei pensato di fare il sindaco. Quando un gruppo di artigiani, commercianti e cittadini carpinetani si è rivolto a me per chiedermi di mettere a disposizione del paese le mie esperienze, ho accettato con onore, con l’obiettivo di aumentare l’attrattività di Carpineti e di tutta la nostra montagna. Sono rimasto contento fin da subito ed ora, avendo ricevuto un secondo mandato pieno, sono sicuro di aver soddisfatto le loro aspettative.
Hai partecipato alla stesura della strategia attuale? In che modo?
In Unione la delega per il progetto di inserimento nella Strategia Nazionale delle Arre Interne del nostro territorio è stata assegnata a Bini il quale è stato affiancato dal consulente dott. Lupatelli. Ho partecipato a tanti incontri e discussioni con loro dove ho dato il mio contributo durante il work in progress. È stato un bel lavoro di squadra anche con gli altri primi cittadini della montagna, coronato da successo alla prima richiesta. Ora continuo nel lavoro di equipe con gli altri sindaci dell’Unione per l’attuazione e, in modo più specifico, mi interesso del paesaggio con progetti mirati.
Quali benefici credi possa portare la strategia aree interne nel territorio dell’Unione?
Bisogna dire che ancora non sono percepiti dai cittadini, ma a conclusione degli investimenti previsti di circa trenta milioni d’euro nella Banda Larga (quasi conclusa), nella scuola, nella sanità, nel sistema produttivo agricolo, nel turismo ed altri settori, si otterranno i benefici desiderati. Il primo effetto a cui puntiamo con la Strategia Aree Interne è l’inversione di tendenza dello spopolamento della montagna. Per mantenere i cittadini nei nostri luoghi, oltre a servizi encomiabili, occorre il lavoro. Siamo sicuri che gli investimenti in programma con i fondi delle Aree Interne favoriranno il potenziamento delle attività presenti e l’insediamento di nuove.
Schematicamente la montagna si specializzerà ancor di più per aree vocazionali. Il Crinale, con il Parco Nazionale di confine, farà progetti turistici di lungo respiro incrementando non solo i dimoranti ma anche i residenti che potranno dedicarsi alle attività ricettive, alla conservazione del paesaggio e alla filiera del legno. L’area di Castelnovo si specializzerà sempre più nei servizi alla persona, alle imprese ma, soprattutto, alla buona scuola. Infine il territorio del basso Appennino, più prossimo ai poli industriali della pianura. Quest’area dovrà diventare attrattiva per nuovi insediamenti industriali e manifatturieri, necessari per portare il lavoro di massa nella nostra montagna e ridurre il pendolarismo verso la città. Con una visione appennino-centrica degli Amministratori locali e una necessaria attenzione alle infrastrutture, soprattutto viarie, degli enti sovraordinati, sono certo che non sarà difficile raggiungere gli obiettivi prefissati.