
Nei giorni più cupi della pandemia ho scritto il volume “Fragili e Antifragili. Territori, Economie e Istituzioni al tempo del Coronavirus” che oggi viene alle stampe.
L’ho voluto proporre per illustrare una visione delle Aree Interne e Montane che non le intende come una zavorra che appesantisce e ritarda i processi innovativi, quanto piuttosto come la frontiera di un diverso e più inclusivo processo di sviluppo.
La Montagna italiana è alla ricerca di un suo rinnovato equilibrio demografico e si misura con una duplice esigenza: quella di offrire a popolazioni di generazioni e provenienze diverse le ragioni per permanere, ritornare e arrivare; concretizzandole in una solida e adattata rete di infrastrutture sociali e in un tessuto di economie locali altrettanto adattate e resilienti.
Lo sviluppo sostenibile della montagna non può essere però l’esito di un processo redistributivo di ricchezze e redditi che si formano altrove e che la mano premurosa dello Stato mette a disposizione dei residenti meno fortunati della montagna (e del Sud).
Piuttosto deve essere l’esito di un processo inclusivo con il quale la Nazione si mostra consapevole dell’esigenza di mettere in valore tutte le sue risorse, di diversa natura e provenienza, di genere, di generazione e territorio, che è necessario chiamare in causa tutte per affrontare la sfida della recovery.
Il patto per la sostenibilità, la decarbonizzazione dell’economia, la gestione evoluta della complessità con il digitale e con le scienze della vita, sono l’orizzonte della sfida europea.
I territori di più alta qualità ambientale, che presidiano la riproduzione dei cicli ecologici fondamentali e così si offrono alle nuove aspirazioni esistenziali delle società contemporanee, non possono che esserne protagonisti.
Protagonisti nelle strategie di cattura del carbonio con la gestione delle foreste, dei pascoli, degli insediamenti e, insieme, con la valorizzazione economica dei prodotti delle filiere primarie.
Protagonisti nelle strategie di sostenibilità energetica con il maggior ricorso alle fonti rinnovabili e il contributo al contenimento dei consumi.
Protagonisti nella conservazione della biodiversità affidata ad una più colta e consapevole convivenza dei cicli naturali con le utilizzazioni umane, piuttosto che all’abbandono e all’inselvatichimento dei siti.
Protagonisti nello sviluppo delle tecnologie digitali e dei servizi che queste veicolano entro spazi di mercato enormemente dilatati.
Protagonisti nel valorizzare il capitale umano, risorsa critica per il successo di ogni strategia.
Le istanze della sostenibilità non possono allontanare dalla esigenza della crescita economica, esigenza ineludibile e che presenta ragioni etiche altrettanto evidenti. Aver indebitato le generazioni future per sostenere l’onda d’urto della pandemia si rivelerà una scelta appropriata – e non solo inevitabile – a condizione che l’entità davvero inusitata della spesa pubblica in deficit non sostenga solo, ciclicamente, la domanda aggregata ma scuota anche il prodotto potenziale dal suo pluridecennale torpore, agendo sul lato dell’offerta con investimenti – in tecnologie, organizzazione e conoscenza – in grado di rimettere in cammino una apprezzabile crescita della produttività, smentendo, si spera, il paradosso di Solow: You can see the computer age everywhere but not in the productivity statistics.
Anche l’investimento per le fondamentali infrastrutture sociali può avere un potente impatto sulla produttività. Quello nelle infrastrutture per la salute e per la formazione in primo luogo. Diventando esso stesso manovra di politica industriale, capace di sostenere lo sviluppo di quella economia della vita che, nelle sue componenti di beni e servizi, dovrebbe presto rappresentare la componente maggioritaria del Prodotto delle economie più evolute.
La mia convinzione è che, alla economia della vita, anche nelle proiezioni più sofisticate della ricerca e delle bioscienze, le green community delle montagne alpine, appenniniche e isolane saranno in grado di portare contributi superiori alle attese.
Il volume è ora in vendita sul bookstore dell’editore Rubbettino e dal 4 Febbraio sarà disponibile in libreria, su amazon e sui principali Bookstore.
Giampiero Lupatelli
Economista, vicepresidente di CAIRE Consorzio e Presidente di Atlante srl. Socio fondatore dell’Archivio Osvaldo Piacentini.
Dal 1977 ha collaborato con Osvaldo Piacentini e Ugo Baldini alla Cooperativa Architetti e Ingegneri di Reggio Emilia.
Esperto di Pianificazione territoriale e pianificazione strategica ha partecipato alla direzione di importanti progetti di pianificazione strategica e territoriale a scala regionale. Ha curato processi di analisi e valutazione economica a supporto di politiche di riqualificazione urbana, di mobilità sostenibile, di valorizzazione patrimoniale e di riqualificazione energetica.
È membro del Comitato di Sorveglianza di Rete Rurale Nazionale e del Comitato Scientifico della Fondazione Montagne Italia.