
Intervista a Barbara Lori, Assessore alla montagna, aree interne, programmazione territoriale, pari opportunità della Regione Emilia-Romagna.
La istituzione di un Assessorato alla Montagna e alle Aree Interne è una novità significativa della nuova Giunta Regionale. A quale mandato ritiene debba rispondere questa nuova sensibilità della politica regionale e quale è la Visione che la guida?
Il Presidente Bonaccini, nell’attribuire le deleghe di Giunta, mi ha affidato una delega importante nei confronti della quale sento una forte responsabilità. Con la presentazione del programma di mandato, a luglio, abbiamo declinato gli impegni che intendiamo perseguire nel prossimo quinquennio con una significativa trasversalità tra gli assessorati. L’obiettivo è quello di lavorare per una ricucitura del tessuto territoriale della nostra regione, riducendo le distanze materiali e immateriali che, nel tempo, hanno reso meno attrattive le aree montane e interne.
All’impegno sugli investimenti per la manutenzione delle strade e del territorio gravato dal dissesto idrogeologico, abbiamo affiancato misure specifiche per sostenere le imprese insediate in Appennino – con l’azzeramento o la riduzione dell’IRAP – e per incentivare l’acquisto e la ristrutturazione di abitazioni da adibire a ‘prima casa’ da parte di giovani coppie e singoli. Stiamo anche lavorando per sostenere le attività già presenti in settori strategici come quello della forestazione e dei servizi ambientali e sull’attrattività degli investimenti privati, per favorire l’insediamento di nuove attività, e sul mantenimento dei servizi, a partire da quelli di prima necessità, come quelli assistenziali, sanitari e scolastici. Sono iniziative che, nell’insieme, danno il senso di un’azione multilivello di prospettiva che non si esaurirà certamente in pochi mesi.
La Strategia Nazionale per le Aree Interne ha rappresentato un momento di grande novità nel campo delle politiche territoriali. Ha presentato però problemi non piccoli nel mettere assieme istituzioni e culture amministrative diverse. è una sfida sulla quale conviene continuare a scommettere?
Quello sulle Aree Interne è un investimento che sempre più potrà determinare ricadute positive per le aree dell’appennino e quelle con maggior spopolamento. Il rilancio dei territori periferici, infatti, non produce solo benefici diretti ma anche esternalità positive di cui soprattutto i grandi centri urbani possono beneficiare. Decongestionare le città, con esiti positivi sulla pressione abitativa, sui trasporti e sull’inquinamento, è infatti uno degli obiettivi sottesi all’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. È chiaro che fare sintesi tra differenti esigenze è tutt’altro che semplice. L’emergenza Covid, per stare alla stretta attualità, ha messo inevidenza quanto questo sia un percorso ineludibile e, per molti aspetti, virtuoso ma anche molto ambizioso da raggiungere in tempi brevi. La Strategia per le Aree Interne ha sicuramente bisogno di essere rilanciata e aggiornata; per questo ho colto con grande soddisfazione il fatto che con il decreto ‘agosto’ Governo e Parlamento abbiano rifinanziato il fondo a sostegno delle 72 Aree Interne (4 delle quali in Emilia-Romagna) già individuate con ulteriori 110 milioni di euro. È un’iniziativa importante che conferma la rinnovata attenzione verso questi territori.
Lei ha aperto il Suo nuovo mandato con una iniziativa di sostegno all’insediamento residenziale dei giovani in Appennino. Ritiene che i giovani potranno essere davvero protagonisti di una inversione di tendenza?
Non c’è alternativa. Con la prima edizione del bando “montagna 2020” abbiamo scelto di rivolgere un segnale di attenzione alle ‘nuove’ famiglie, giovani coppie e singoli che decidono di uscire dal proprio nucleo familiare originario per costruirsi un percorso autonomo di vita a beneficio di chi sceglie di farlo in montagna acquistando e/o ristrutturando un’abitazione in cui vivere. Abbiamo ricevuto, nelle scorse settimane, centinaia di email con richieste di informazioni, apprezzamenti e consigli. Il primo obiettivo del bando, quindi, è stato centrato: volevamo riaccendere l’interesse delle persone per la vita in Appennino. Il contributo previsto, che può arrivare sino a 30mila euro, vuole in qualche modo rappresentare una ‘compensazione’ rispetto alle comodità alle quali si rinuncia trasferendosi o rimanendo in Appennino, ma è anche un incentivo al recupero dei borghi di montagna, spesso veri e propri gioielli che giacciono abbandonati. Ovviamente l’intenzione è quella di intervenire anche sui servizi, perché vogliamo che tra la pianura e la montagna si riducano le differenti opportunità di vita e lavoro. Anche per questo, con il prezioso supporto di Lepida, società regionale per società regionale per l’infrastrutturazione digitale, stiamo investendo tanto per realizzare e potenziale i sistemi di connettività dei nostri 119 comuni montani. L’investimento più importante che abbiamo in corso riguarda la rete di telefonia mobile (voce e dati): con un investimento di 1,6milioni di euro stiamo portando il segnale in quei territori che, sino ad oggi, non avevano copertura. Una risposta concreta ad uno dei problemi più sentiti da chi vive in Appennino.