
L’ Appennino per me è anche una passione profonda, forse patologica, che mi hanno trasmesso mio padre e il fratello di mio nonno. Sono anche appassionato di foreste e ho una laurea in scienze forestali; ho girato mezzo mondo (Appennino compreso) guardando rami e foglie, cercando di capire qualcosa dei complessi meccanismi che governano le foreste e le comunità che le abitano. Oggi faccio il direttore del Parco nazionale dell’Appennino tosco emiliano.
Le problematiche connesse alla strategia nazionale aree interne sono i tempi di attuazione, troppo lunghi e macchinosi… e non per colpa dei nostri Enti!!!!
Sul turismo dobbiamo ricordare che nel nostro territorio, a parte poche eccezioni (stazioni nate per gli sport invernali, ecc), il turismo è una novità…siamo bravi allevatori, agricoltori, industriali, commercianti, ecc., ma come operatori del turismo siamo alle prime armi e c’è molto da fare (sia nel pubblico che nel privato). Non ha senso parlare di Appennino reggiano, la nostra destinazione dovrebbe essere “almeno” Appennino tosco emiliano e i brand “Parco nazionale” e “UNESCO” possono aiutare perché sono conosciuti e favorevolmente percepiti in tutto il mondo.
La ricetta in fondo è semplice: prendersi cura dell’Appennino, delle persone e delle comunità che lo abitano. Il turismo è già arrivato e aumenterà in modo importante nei prossimi anni. Da solo non basta e può anche distruggere, ma comunque rappresenta una grande opportunità per noi e i nostri figli.