
Sono Giuseppe Vignali, da sempre lavoro in e per l’Appennino, quello tosco emiliano ovviamente.
L’ Appennino per me è anche una passione profonda, forse patologica, che mi hanno trasmesso mio padre e il fratello di mio nonno. Sono anche appassionato di foreste e ho una laurea in scienze forestali; ho girato mezzo mondo (Appennino compreso) guardando rami e foglie, cercando di capire qualcosa dei complessi meccanismi che governano le foreste e le comunità che le abitano. Oggi faccio il direttore del Parco nazionale dell’Appennino tosco emiliano.
L’ Appennino per me è anche una passione profonda, forse patologica, che mi hanno trasmesso mio padre e il fratello di mio nonno. Sono anche appassionato di foreste e ho una laurea in scienze forestali; ho girato mezzo mondo (Appennino compreso) guardando rami e foglie, cercando di capire qualcosa dei complessi meccanismi che governano le foreste e le comunità che le abitano. Oggi faccio il direttore del Parco nazionale dell’Appennino tosco emiliano.
Com’è nata l’idea di scrivere le progettazioni sul turismo sostenibile?
C’ è stato un momento breve, ma molto intenso e interessante, nell’ Unione dell’Appennino reggiano, durante il quale comuni, Unione, Parco nazionale, Riserva Unesco, ma anche scuole e varie altre istituzioni e forme associative hanno lavorato insieme e si è costruito un buon progetto sulle Aree Interne. Siamo arrivati primi in regione. Ci sono persone e professionisti di grande valore in giro per queste terre alte, se si mettono insieme possono portare a casa ottimi risultati.
Le problematiche connesse alla strategia nazionale aree interne sono i tempi di attuazione, troppo lunghi e macchinosi… e non per colpa dei nostri Enti!!!!
Sul turismo dobbiamo ricordare che nel nostro territorio, a parte poche eccezioni (stazioni nate per gli sport invernali, ecc), il turismo è una novità…siamo bravi allevatori, agricoltori, industriali, commercianti, ecc., ma come operatori del turismo siamo alle prime armi e c’è molto da fare (sia nel pubblico che nel privato). Non ha senso parlare di Appennino reggiano, la nostra destinazione dovrebbe essere “almeno” Appennino tosco emiliano e i brand “Parco nazionale” e “UNESCO” possono aiutare perché sono conosciuti e favorevolmente percepiti in tutto il mondo.
Le problematiche connesse alla strategia nazionale aree interne sono i tempi di attuazione, troppo lunghi e macchinosi… e non per colpa dei nostri Enti!!!!
Sul turismo dobbiamo ricordare che nel nostro territorio, a parte poche eccezioni (stazioni nate per gli sport invernali, ecc), il turismo è una novità…siamo bravi allevatori, agricoltori, industriali, commercianti, ecc., ma come operatori del turismo siamo alle prime armi e c’è molto da fare (sia nel pubblico che nel privato). Non ha senso parlare di Appennino reggiano, la nostra destinazione dovrebbe essere “almeno” Appennino tosco emiliano e i brand “Parco nazionale” e “UNESCO” possono aiutare perché sono conosciuti e favorevolmente percepiti in tutto il mondo.
Quali obiettivi ti sei fissato?
Abbiamo puntato su forme di turismo sostenibile fondato sul valore di attrattori naturali e culturali dell’Appennino come la via Matildica del volto Santo, la Pietra di Bismantova, l’ Alta via dei Parchi, le stazioni sportive multi-stagionali e altri. Il nostro progetto è articolato su un’area vasta e sulle correlazioni con la Toscana e le città della via Emilia. L’ attrattore più importante però è la consapevolezza delle comunità, del valore di ciò che sono e di ciò che le circonda e questo è risultato ancora più evidente durante la pandemia durante la quale abbiamo capito cosa significa avere un luogo bello e salubre sulla porta di casa.
Quali miglioramenti o cambiamenti ti aspetti di vedere in futuro?
Il turismo aumenterà fortemente nella nostra area, noi dobbiamo imparare a gestirlo, a fare in modo che non comprometta il valore delle risorse che si sono conservate fino ad oggi. Dobbiamo anche imparare a “vendere” ai nostri ospiti beni e servizi (non solo mangiare e dormire) in modo da creare ricchezza e occupazione in montagna (oggi chi viene lascia veramente troppo poco). Non dobbiamo inseguire modelli non adatti al nostro Appennino e dobbiamo essere umili, ma consapevoli dei mezzi che abbiamo. In parole povere “costruire il nostro modello di turismo” senza inseguire falsi miti o svendere ad altri il capitale che abbiamo. Il turismo non deve distruggere le nostre comunità d’Appennino, ma arricchirle e integrarsi con esse.
La ricetta in fondo è semplice: prendersi cura dell’Appennino, delle persone e delle comunità che lo abitano. Il turismo è già arrivato e aumenterà in modo importante nei prossimi anni. Da solo non basta e può anche distruggere, ma comunque rappresenta una grande opportunità per noi e i nostri figli.
La ricetta in fondo è semplice: prendersi cura dell’Appennino, delle persone e delle comunità che lo abitano. Il turismo è già arrivato e aumenterà in modo importante nei prossimi anni. Da solo non basta e può anche distruggere, ma comunque rappresenta una grande opportunità per noi e i nostri figli.