
Sono Emanuele Ferrari e da sempre vivo a Casina, ma insegno lettere da 18 anni alla scuola secondaria di Villa Minozzo. Ho una laurea in filosofia e per molto tempo mi sono occupato soprattutto di cultura: dal teatro alla musica alla poesia. Amo leggere e scrivere, nel 2008 ho fondato la casa editrice no profit Abao Aqu, insieme all’amico scrittore di origini arberesh Beppe De Santis e dal 2013 ci occupiamo con intensità di dare voce ad autori e artisti che vanno dal Delta del Po al nostro Appennino. Sono il referente politico delle progettazioni Scuola nella SNAI
Com’è nata l’idea di scrivere le progettazioni dell’area istruzione?
Le progettazioni sono nate da un intenso lavoro di dialogo tra scuole e istituzioni, Comuni in primis, e Parco Nazionale. La cornice è stata quella del Centro di Coordinamento per la Qualificazione Scolastica (CCQS) che da vent’anni rappresenta in modo concreto un patto di alleanza territoriale per costruire i nuovi cittadini dell’Appennino a partire dai contesti formativi e dalla ricerca sulle vocazioni dei luoghi e delle persone che li abitano.
Quali obiettivi ti sei fissato?
Gli obiettivi sono quelli di avere una scuola che parta da una poetica della relazione con i luoghi e con la molteplicità delle loro storie e possa davvero dare strumenti ai ragazzi di lettura critica e responsabile del presente, insieme a tutto quello che serve per costruire futuri, declinati al plurale, non solo per gli individui, ma per le comunità. Una scuola che riconosce le sue vocazioni profonde nei luoghi e nel paesaggio che li circonda, in una prospettiva di sviluppo sostenibile, che sa partire dal piccolo per immaginare il grande. Per dare una visione dell’Appennino in un contesto globale.
Quali miglioramenti o cambiamenti ti aspetti di vedere in futuro?
Mi aspetto di vedere scuole che sappiano sempre di più e sempre meglio stare in rete, non solo tra loro, ma anche con tutte le altre istituzioni, a partire da quelle della politica. Mi aspetto legami sempre più forti e concreti con il mondo delle imprese, non solo quelle sul territorio d’appennino, ma anche con le esperienze di innovazione più radicali e solo in apparenza lontane. Mi aspetto di vedere sorgere in Appennino una sorta di campus delle idee che sia innanzitutto luogo di incontro e dialogo tra studenti, docenti e imprenditori e che dia vita a progetti di collaborazione stabile con centri di ricerca e sviluppo, università italiane e straniere, in un’ottica di cittadinanza europea e apertura alle esperienze più autentiche di sperimentazione sugli stili di vita sostenibili e di uso responsabile delle risorse naturali, anche per dare vita a una idea dialogica di sviluppo equilibrato dei territori marginali che possono diventare attrattivi e protagonisti in uno scenario di piena valorizzazione del capitale umano e dell’economia delle conoscenze.