
Sono Chiara Torlai, montanara doc, laureata in Pedagogia. La mia professione è anche la mia passione e il mio impegno quotidiano verso la comunità, nell’ambito della cultura, delle giovani generazioni e delle relazioni internazionali. Da qualche anno coordino il progetto “Laboratorio Appennino” nella Strategia nazionale delle Aree interne.
Com’è nata l’idea di scrivere le progettazioni laboratorio appennino?
Quali obiettivi ti sei fissata?
Abbiamo già visto come il pensiero che anima le strategie per le aree interne sia di individuare nel territorio nazionale le aree fragili, distanti dai grandi luoghi di produzione, le piccole comunità, e investire su di esse facendo in modo che siano proprio loro a costruire il proprio rilancio, trasformando quei territori in luoghi dove si vive bene e dove le persone desiderano costruire il proprio futuro, perché ci sono comunità coese, responsabili, consapevoli e intraprendenti.
Ebbene, penso che gli elementi fondamentali per innescare questo cambiamento siano la cultura, l’educazione, l’istruzione.
“Laboratorio Appennino” è il frutto di un lavoro di squadra. Dirigenti scolastiche degli Istituti superiori, amministratori e funzionari di Comune e Unione, enti di formazione, referenti del Parco nazionale hanno pensato ad un progetto che vede la scuola al centro, come sistema che connette i componenti della comunità più proiettati sul futuro – giovani, docenti, famiglie – e li tiene uniti su un obiettivo comune, che è attinente al progetto di vita dei giovani .
L’idea di scuola come laboratorio, che nel significato etimologico del termine rimanda al lavoro vero e proprio, è pervasiva su tutto il percorso e parte già nelle fasi di progettazione.
Gli insegnanti, nella loro dimensione più propria di esperti, formatori, promotori di cultura, animatori, portatori di un pensiero consapevole e critico, orientati sulle giovani generazioni, sono il fulcro di questo cambiamento, sono la regia che re-imposta una scuola innovativa nelle didattiche, attenta allo sviluppo sostenibile, connessa con l’Europa e con il mondo, in stretta alleanza con il mercato del lavoro, capace di mettere al centro l’apprendimento attivo dei ragazzi, il loro essere protagonisti del percorso di conoscenza, di interpretare con lucidità la vocazione del territorio e di attrarre studenti anche da ambiti territoriali più ampi. La parola chiave è “qualità”, per superare l’idea comune che nelle aree interne le scuole debbano combattere con l’alto turn-over degli insegnanti, i numeri esigui degli studenti, le attrezzature e gli spazi non idonei.
Vorrei precisare che gli interventi inseriti nel documento di Strategia delineano semplicemente un contesto, sono una cornice di senso, ma la progettazione vera e propria viene definita in da gruppi di lavoro composti proprio dai docenti, oltrechè dalle dirigenti scolastiche e da personale dell’Unione Montana e del Parco Nazionale.
Sono stati prefigurati seguenti ambiti che corrispondono ad altrettanti gruppi di lavoro:
Innovazione didattica: la valorizzazione del capitale umano, che parte proprio dagli insegnanti, dalla formazione alla ricerca, alla sperimentazione di didattiche e organizzazioni innovative e laboratoriali.
Rapporti con il mondo produttivo: un approccio alla formazione e all’accompagnamento al lavoro declinato su interventi orientati a migliorare il rapporto tra offerta formativa e mercato del lavoro: personalizzazione dei percorsi, allestimento di laboratori -tecnopolo, alleanze con aziende e realtà particolarmente virtuose, qualificazione delle attività di alternanza scuola lavoro.
Sostenibilità e ambiente: l’educazione alla sostenibilità, al rispetto, alla cura, all’utilizzo consapevole delle risorse, alla cittadinanza e alla partecipazione.
Scambi tra scuole a livello locale e internazionale e internazionalizzazione (percorso trasversale agli altri ambiti) per favorire l’attivazione di esperienze formative, lo scambio di buone prassi e gemellaggi con istituzioni scolastiche nel Parco nazionale, con riserve Mab Unesco e con altre regioni dell’Europa.
Quali miglioramenti/cambiamenti ti aspetti di vedere in futuro?
Vedo il nostro Appennino come luogo di vita giovane, con spazi dove è possibile incontrare con facilità le persone ma anche i saperi: laboratori, scuole, biblioteche, centri giovanili…
E mi aspetto giovani preparati e curiosi, che abbiano voglia di andare,in Italia, in Europa e nel mondo, per conoscere, capire e imparare; che abbiano voglia anche di tornare, più consapevoli e più competenti; che si facciano carico con impegno e responsabilità del bene comune, ognuno per la sua parte.
Mi aspetto soprattutto che la Strategia Nazionale contribuisca a rinforzare un patto territoriale tra enti, giovani, scuole, imprese innovative, luoghi della cultura, che sia lo sfondo integratore, il tessuto che regge e sostiene il nostro capitale sociale ed umano.