
Intervista a Enrico Bini, Sindaco Referente SNAI Unione Montana dei Comuni dell’Appennino Reggiano
D. Consentimi di partire da una considerazione un po’ impressiva. Per molti anni, con ruoli diversi, siamo stati impegnati assieme in questa vicenda delle Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI) e insieme ne abbiamo affrontato le innumerevoli difficoltà e peripezie. Sinceramente, ne valeva la pena?
Molto! Ne valeva molto la pena. Sono davvero molto soddisfatto del nostro lavoro. Il successo della candidatura come prima Area Pilota della nostra Regione è stata una vittoria importante per il nostro territorio. Se non avessimo percorso questa strada oggi staremmo ancora qui a interrogarci su cosa fare per salvare il nostro territorio da un destino di abbandono e di declino.
Con la candidatura alla SNAI abbiamo intrapreso una direzione di marcia chiara e dopo il successo registrato da questa strada non si torna indietro. La SNAI è stata per noi una scelta fondamentale, una scelta che ci consente di guardare con fiducia al futuro del nostro territorio e anche a quello del nostro Paese.
D. Tra le tante difficoltà una delle cose buone della SNAI è stata sicuramente il rilievo attribuito alla figura dei Sindaci, ai Sindaci come espressione del sistema locale, al Sindaco referente chiamato a rappresentare questo sistema locale in un rapporto diretto con la Regione e con il Governo?
La forza della nostra iniziativa – e la tenuta del nostro territorio nel suo sviluppo – affonda le sue radici proprio nello sforzo che abbiamo compiuto volendo coinvolgere i Sindaci, volendo discutere e concordare con loro ogni virgola della Strategia, superando diffidenze e incertezze iniziali di chi, ricordo, vedeva la candidatura che venivamo proponendo solo come una spesa in più, incerta negli esiti e non necessaria. È stato per questo importante il contributo che è giunto alla iniziativa da parte della Camera di Commercio, il sostegno che ci ha assicurato la condivisione al progetto da parte di Giovanni Teneggi. Il contributo camerale ha consentito di contenere l’investimento dei Comuni. E ci ha aiutato così a far crescere la consapevolezza e poi a far scattare l’orgoglio della appartenenza e della identità montanara. A questo punto è stato più facile offrire ai Sindaci l’occasione di esprimere nel progetto il loro senso di responsabilità verso il territorio.
La SNAI ci ha aiutato a far crescere l’Unione, che è ancora a metà del guado e non è immune da problemi e tensioni ma che la vicenda delle Aree Interne ha fatto crescere nella proiezione pubblica e nella stessa importanza ed estensione della pratica amministrativa. Una Unione, quella dell’Appennino Reggiano, che è oggi conosciuta dai suoi cittadini proprio per la vicenda delle Aree Interne anche grazie alla grande partecipazione di moltissimi soggetti alla scrittura della Strategia, nelle istituzioni, nelle associazioni, nelle imprese, nelle scuole, nella società, una partecipazione che, come abbiamo voluto sottolineare nel documento di Strategia riportando tutti i loro nomi, ha coinvolto a diverso titolo oltre 300 persone. Anche oggi, al bar, incontrando alcune persone impegnate nella nostra economia agricola, mi hanno parlato con piena consapevolezza e con serio interesse del nostro Progetto di Filiera per il Parmigiano Reggiano di Montagna di cui erano informati dei progetti e dei loro esiti. Persone informate dei fatti, ma ancor di più, veri protagonisti della Strategia! Siamo riusciti ad allargare il gioco, a coinvolgere molti stakeholder
a far crescere attenzione e disponibilità a partecipare. È stato sicuramente un successo.
D. Quanto fatica si deve fare per restare espressione riconosciuta di una piccola comunità e al tempo stesso essere lo stratega che guarda lontano, senza farsi distrarre dalle mille incombenze che ogni giorno l’attenzione a questa comunità richiede, preoccupandosi di quel che potrà accadere tra dieci o vent’anni?
Io non la vedo proprio come una fatica! Non è faticoso, è importante. Certo contano i risultati. Non fossimo stati scelti come la prima area pilota, fossimo stati la terza o la quarta area della regione, forse il processo si sarebbe fermato, l’attenzione sarebbe scemata, avrebbe preso piede la delusione e la rassegnazione. La nostra forza è stata quella di riuscire a centrare l’obiettivo, i cittadini hanno capito il nostro progetto. È un motivo di orgoglio, una soddisfazione particolare per aver superato le incertezze
e i timori che c’erano all’avvio dell’iniziativa. Un risultato centrato anche grazie al lavoro dei molti che ci hanno sostenuto. Da solo non ce l’avrei certo fatta!.
D. Guardando fuori dai confini del nostro territorio, la missione delle Aree Interne è stata interessante perché ha costretto tutti a misurarsi con altri soggetti, ha chiesto alla Regione e al Governo, nelle loro articolazioni, di sedere allo stesso tavolo con noi. Qualcuno avrebbe preferito uno schema di gioco più semplice ma essere al tavolo anche con il Governo ci consente anche di guardare con interesse a quella prospettiva – che è stata annunciata ma è rimasta ancora un po’ in ombra – della Federazione delle Aree Interne?
Io penso che la presenza al tavolo della Regione e dello Stato che ci ha accompagnato, che qualche volta ha anche ostacolato il percorso ma tante altre volte ha sorretto il nostro cammino, ha prodotto una situazione davvero nuova. Una situazione in cui finalmente si sente parlare frequentemente e con naturalezza di Aree Interne, di Montagna, di Appennino e dei piccoli comuni
della Montagna. Questo è il frutto di un lavoro fatto assieme: è passato il concetto che non si possono lasciare da sole, isolate, queste realtà. La Federazione può e deve giocare un ruolo importante per il successo della Strategia. Perché serve per mettere in comunicazione le diverse esperienze, per incoraggiare quelle che non sono ancora arrivate al nostro livello ma anche per acquisire esperienza da chi è già arrivato più avanti di noi.
La Federazione deve essere costruita, impostata, accompagnata e seguita. Sono contento di far parte di questa Federazione perché penso che serva a questo scambio orizzontale, alla pari, che ci consentirà di avere più intelligenza – oltre che più forza – nel confronto con chi ha responsabilità di governo più grandi delle nostre ma non può ignorare le nostre visioni e le nostre responsabilità.
D. Nella Federazione delle Aree Interne, quale è il contributo che l’Appennino Emiliano può portare alle altre realtà? Che cosa vorresti raccontare ai tuoi colleghi di quel che abbiamo fatto e di quel che ancora vorremmo fare?
Io vorrei raccontare tutto! Perché ogni pezzo della strategia racconta la vita e le fatiche della comunità. È utile e necessario confrontarsi su tutti gli aspetti che abbiamo affrontato e anche su quelli che ancora non abbiamo affrontato come ci siamo ripromessi di fare nel recente incontro che abbiamo avuto con la Regione. Il confronto con le altre esperienze, in Emilia
Romagna e in Italia, ci ha dato l’occasione e ancor più ce la darà per migliorare la nostra capacità di intervenire in contesti difficili ma ricchi di esperienza, di passione e di valori. Dobbiamo tra l’altro ricordare l’iniziativa che, giusto un anno fa, nel gennaio del 2019 ha portato a Castelnovo tantissime aree interne del Paese a discutere con noi con le istituzioni che governano le politiche agricole regionali e nazionali e con gli esperti i diversi possibili profili di sviluppo della agricoltura di montagna, conferendo alla nostra scelta di intitolare la Strategia alla “Montagna del Latte” un valore anche simbolico davvero di grande portata nazionale.
Il mio giudizio è positivo e comincia ad avere riscontri importanti ed evidenti. Sul finire del 2019 abbiamo incontrato comuni dell’”area strategia”, coinvolti nella MAB UNESCO e presenti anche nella rappresentazione delle aree interne che ci hanno chiesto di entrare nell’Unione. Comuni del margine collinare, più vicini alle aree forti della Via Emilia che riconoscono nella
Strategia l’occasione e il veicolo per avere un ruolo più presente e più positivo nello scenario delle politiche regionali.
Questo ci conforta a continuare sulla strada che abbiamo imboccato, ad affrontare con ambizione e coraggio i prossimi appuntamenti della programmazione europea e regionale per la stagione 2021- 2027; forti del patrimonio di consapevolezza,
determinazione e coesione che abbiamo costruito nella stagione della SNAI.
Nella recente pandemia Covid 19 è emersa con tutta evidenza l’utilità della Federazione e del suo essersi costituita attorno ad embrione di direzione di cui ho condiviso l’esperienza con altri Sindaci di Aree Pilota – dal Basso Sangro, alle Madonne, alla Val Chiavenna – che come noi rappresentano i punti più avanzati della sperimentazione che la SNAI è sin qui riuscita a realizzare.
Abbiamo potuto confrontarci con il Ministro Giuseppe Provenzano e con il suo gabinetto, con il nuovo coordinatore nazionale della SNAI Francesco Monaco sulle linee guida da seguire nella azione di sostegno al tessuto della piccola impresa che le risorse, opportunamente previste dalla recente Legge di Bilancio ci consentiranno di mettere in campo agendo tempestivamente
e, soprattutto, efficacemente in questa così difficile circostanza.